Poeti (di Torino) in 10 righe # 6: Dario Capello


Dario Capello è nato nel 1949 a Torino, dove vive. E’ poeta, narratore, critico letterario. In poesia ha pubblicato Il corpo apparente, Ed. Niebo a cura di Milo De Angelis, 2000 (Premio Dario Bellezza 2001 per l’opera prima), Nel gesto di scostarsi, Dialogolibri 2001, Caput vertiginis, Weber & Weber 2002,  Le assenti, Chateau de Rosemonde 2005, successivamente inclusa in Vanità del tema, viennepierre 2007, Dove tutto affiora (Undici variazioni sull’Apocalisse), alla chiara fonte 2009, La valigia di Leucò, Casaccia 2013. Ha, inoltre, pubblicato i saggi Torino, da Nietzsche a Gozzano, Unicopli 2003 e Amante vertiginosa. Torino in 12 movimenti, Casaccia, 2010.

“Vedere le cose è vederle quali esse sono come accadimenti dell’anima […] esiste un intervallo vuoto, un frammezzo tra prossimità e distanza. È la coscienza di chi osserva [il mondo – ndr] che viene chiamata a completare questo vuoto”: sono le stesse parole del poeta torinese, nel saggio critico a commento del un libro fotografico di Paola Mongelli Della visione inquieta, che tracciano, involontariamente, la sinopia nella non corposa, ma composita opera poetica, dai toni sobri, misurati, sospesi. Tra gli scenari rappresi dalla quotidianità (i caffè, le rotaie, la TV ecc) irrompono, al limite della dicibilità in parole e alfabeti: il nulla, le anime plotiniane, “una densità/ di cielo caduta addosso”.

* * *
vista dal quarto piano è pianura
di rotaie, un tappeto da preghiera
in veste di donna. La città.
Buona fonte di sogni.

(Ho la penna in mano…
Ma i versi… Quelli…
Berranno sangue sfuggito
allo smalto, al nulla
che sta per sciogliersi
in alfabeto.

Città tela di ragno, così esposta
alla mezzaluce radente
d’alluminio che talvolta
si confonde con l’aria. E’ questo
l’inizio o la fine della gioia?

Non sa Torino di ubbidire
al dio che tutto rimescola.

da Le assenti, Chateau de Rosemonde 2005, ripubblicata in Vanità del tema, viennepierre, 2007, pag. 74



* * *
Nulla da raggiungere.
Finite le peripezie, gli svelamenti
di nudità, le staffilate al cuore
gli incantesimi in aria.
Non te li ricordi,
soffiati via dalle tue narici
ugualmente commosse,
umide di fiato, di parole.

Tutta la vita sfociata nei volti
che la scrittura ricopre.

Viene un’ora ma è sempre adesso.

da Dove tutto affiora (Undici variazioni sull’Apocalisse), alla chiara fonte, 2009, (pagina settima)

* * *
Due dita di vino rosso
dimenticate al fondo
del bicchiere, richiamano
il nostro sonno,
quello di un tempo
quando
di notte
sapevamo tutto.

Ora è il silenzio
qui, nei volti
che non somigliano,
ma tu immagina un blu
cielo padrone del campo
sorteggiato controvento,
guardalo e lascialo
dire del bene, del male,
delle cose come sono
nella parola “evidenza”.

Quando
di notte
sapevamo tutto
sapevamo anche che
nessun dolore verrà
con volto nuovo.

da La indovini agli sbocchi, in fluire, alla chiara fonte, Anno I, Volume 1, settembre – ottobre 2020, Inserto Nr. 2, pag. 4






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