dei vivi e dei morti
***
ecco le povere cose, gli esili resti.
nel disarmo i coltelli feriscono
da ogni lato.
qui la colpa è uno scavo di rotule
nel fango, la spola
dei vivi tra gli opposti schieramenti.
quanto ai morti, indugiano
anche loro, da quando è slittata
la soglia non sanno più
dove cadere
***
non visti, i morti si allenano
alla trasparenza. dei vivi
ricalcano le orme, coincidono
ombre e contorni. d’inverno
ravvivano il fuoco, trascinano
notti interminabili lungo i
corridoi. non sanno se verrà
il perdono, ma intanto
bagnano i fiori. per questo
resistono, anche senza di noi
***
li abbiamo pianti, ma tornano a noi
per varchi tremiti schiusi ai rami
dai bianchi guizzi del mandorlo
e nel silenzio quel soffio di vento
ultrasuono che dice, non dice:
siamo la piena portanza dei corpi
la dissolvenza nella scia dei passi
non altrove, ma via dal vostro tempo
dentro il calco vivente del mondo
***
non toccate chi dorme, svegliereste la quiete
dei morti – dice il ciglio che sgrana nel buio
a ogni piede oltre la soglia.
tra cruna dell’iride e scalpito di luce
sopravvive chi dondola il transito, scosta
le tende al pallore del volto, poi le richiude
***
vai premendo nei passi l’agonia
di quegli arti incassati, ritorti
in monconi di ali contratte
nello sforzo di non tracimare.
ogni strada è un attrito di spine
quando i piedi non sanno posare
a terra. e ora che dentro più
non annaspi, levigo i sassi
nella bocca. appronto il pianto
dolce che ti accolga
Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su riviste e blog letterari e ricevuto riconoscimenti e segnalazioni in vari premi, tra cui Ossi di seppia e Bologna in lettere. La sua opera prima è “silenzio, soglia d’acqua“, edito da Arcipelago Itaca, nel 2021, quale vincitrice della 6.a edizione dell’omonimo Premio Nazionale Editoriale, segnalata al premio Lorenzo Montano.
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