Due poesie di Arsenij Alexandrovič Tarkovskij

Ph.: Arsenij Alexandrovič Tarkovskij, Mosca, 1987 (fotografia di Aleksandr Krivomazov) su “Poesie scelte”, Scheiwiller, 1989, pag. 23

da “Poesie scelte“, a cura di Gario Zappi, Scheiwiller, 1989

Il bosco di Ignatij

L’ardere delle foglie in autocombustione totale
si leva al cielo, e sul tuo cammino
il bosco intero vive di un’eccitazione
pari a quella che viviamo in quest’ultimo anno.

Negli occhi colmi di pianto si riflette la via
come nella golena oscura si riflettono gli arbusti.
Non fare i capricci, non minacciare, non toccare,
non turbare la quiete del bosco sul Volga.

Puoi udire il respiro della vecchia vita:
funghi viscidi crescono nell’erba bagnata,
i lumaconi li hanno rosi fino al cuore
ma una smania umidiccia ne vellica la pelle.

Il nostro passato è tutto simile a una minaccia:
bada, ora torno, bada, ora ti uccido!
Il cielo rabbrividisce e tiene l’acero come una rosa:
che bruci di più, quasi sugli occhi.


da GOST’JA ZVEZDA (La stella ospite) (1929-1940)




Come quarant’anni fa
III.


Gloria agli occhi che hanno misurato le altezze
delle stelle nel cielo e nei monti terrestri
per la luce e le lacrime loro!

Alle mani, stanche per il lavoro,
perché tu, come due ali,
non le hai scostate con le tue mani!

Alla laringe a alle labbra sia gloria
perché m’é arduo cantare,
perché sorda e roca è la mia voce
quando dal fondo del pozzo
una bianca colomba anela al cielo
e si schianta il petto sulle travi!

Non la bianca colomba, ma il solo nome, (1)
ignoto alla viva voce,
risuonava delle tue ali,
come quarant’anni fa.

Da ZIMNIJ DEN’ (Giornata d’inverno) (1971-1979)


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