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Vorrei mi fosse stato fatto dono
Del silenzio verace: della mutezza.
Così – senza l’obbligo di parola –
Molti vuoti nomi non avrei detto,
Molte bestemmie di significato
Negli anni mi sarei risparmiato.
Siffatto – come Bernardo di Zorro –
Di certo avrei sentito a cuore pieno
La bellezza del mondo, il doloroso
Ineffabile, il sentimento profondo.
Pacifico
Io non faccio la guerra con nessuno,
E incontrando i rivoltosi li scontento:
Ché son venuti da lontano solamente
Per oltraggiare la mia caduta mente.
Richiesta di perdono
Perdonatemi: ho bisogno di maestri,
Di sapienti che mi guidino,
Altrimenti errerei
Solitario come uno spillo
Conficcato nella lingua.
Perdonatemi: non so stare
Senza padri iracondi,
Senza calci negli stinchi
Che mi scrollino di dosso
Le lagune e le indolenze
D’anaconda e coccodrilli.
Innamorato delle rose
Sì, lo ammetto, mi sono scoperto
Innamorato dei fiori incontrando
La lirica d’amor della Natura
Di Conte Giuseppe, quello vero.
Le rose dunque colgo e conservo
Per il loro colore splendente
Nella cera, immergendole. Ognuna,
Come una donna, ha il proprio profumo.
Paolo Pera è nato ad Alba (CN) il 22 giugno del 1996, diplomato in Arti Figurative, ora studente di Filosofia presso l’Università degli Studi di Torino. Nel 2012 esce il suo primo romanzo; nel 2020 esordisce in poesia con La falce della decima musa, Achille e La Tartaruga, con postfazione di Mario Marchisio ed è di imminente pubblicazione Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili, Ensemble, 2021. Ha pubblicato Pierino porcospino (Gian Giacomo Della Porta Editore, 2021), rilettura, illustrata dallo stesso autore, di Der Struwwelpeter di Heinrich Hoffmann. È anche fumettista, pittore e scultore.
Paolo Pera ringrazia A.R. di cuore-cuore-cuore. PP
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