Stefano Vitale, Si resta sempre altrove, puntoacapo Ed., 2021
Prefazione di Alessandro Fo, postfazione di Alfredo Rienzi
PROLOGO
Noi non sappiamo da dove né come
possano piovere scarne parole
sullo specchio scheggiato si riflette
il nostro viso ora felice e ubriaco.
Ma siamo questa forma che rinasce
e si deforma nella necessità
del dire dove si nasconde l’inganno
ma pure la saggezza che ci resta.
Nell’incerta geografia della mente
pulsa una materia misteriosa
impasto di errori e furori
puro cristallo e lucidi coltelli.
(p. 15)
La misura di noi
Ruota la terra aggrappata al suo asse
nel moto del fuoco nascosto
il corpo si muove in ordine sparso
saremo altro da quello che siamo?
Sentiremo una voce, la nostra?
indicarci la misura di noi
pietà della Specie per i poeti,
i ribelli, gli amanti traditi.
Intanto noi qui restiamo
ancora distanti, rapiti dal canto
di porte sbattute dal vento.
(p. 39)
*
Mi guardo nello specchio
come fosse il mio ritratto
e mi sforzo di pensare
dove l’ho già incontrato.
Il tempo intanto scivola
e non trovo le parole per dire
la paura di rileggere la storia
in un ritaglio di giornale.
Così rammendo e cucio
cose che più non riconosco
e giro lo sguardo altrove
sul me stesso che non trovo.
*
Poveri strumenti di congiunzione
tra qui e l’altrove sono i versi
che errori di distrazione
possono uccidere senza clamore.
Talvolta la salvezza è nell’improvvisazione
maschera che cela persino il dolore
ma quel che servirebbe è un po’ di prospettiva,
rigore e solida memoria.
Ma in tasca ho un indirizzo sbagliato.
(p. 73)
PICCOLO REQUIEM
Introito
I.
Cade la sera
tra i morti in attesa
sale il ricordo
della cenere sparsa
tra le gocce
dell’ultima pioggia.
II.
Tutto cambierà quando i morti
saranno svaniti nel taglio del pane
appena sfornato.
Poi, di tanto in tanto, potranno tornare
a farci un saluto tra le foglie
del basilico da trapiantare.
(p. 95)
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