Giulio Trasanna (1905-1962): tre poesie

Giulio Trasanna (1905-1962) fu uno scrittore autodidatta e irregolare. Cresciuto a Udine, visse in prima persona, da bambino, i giorni di Caporetto; nel Dopoguerra si diede al pugilato, poi trasferitosi a Milano fu un instancabile animatore culturale ed ebbe intense frequentazioni artistiche e intellettuali. Riconosciuto come un maestro da autori quali Claudio Magris e Franco Loi, in vita ha pubblicato Annate (1937) e Soldati e altre prose (1941), riproposto da Quodlibet nel 2019, mentre molti suoi progetti poetici, romanzeschi e teatrali hanno visto la luce solo dopo la sua scomparsa.

Leggi anche: https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/trasanna-giulio/

da Pamphlet, 1966, Giordana Ed.


Inno di lode

Nero il mondo nero il mare
il ventre nero delle madri che ci fecero,
nere le pietre che ci disfecero,
i padri nero e nero il pube che chiamò
nel ventre, il mare tuona
nei fondali schiume dei nostri amori,
neri non vedete i nostri passi?
Le lingue aprono le dolci lingue:
amore per voi, gettiamo avanti
amore per voi.



Siccità

Luna di gesso vaga alta rocciosa
sul polveroso Tagliamento;
le mandrie levano corna
e sparpagliano canne di granoturco
tra concimi e sassaie.

Ora contadine celtiche
dimenticati i militari defunti
tra cornici in cucine azzurre,
scalze, colle falci ai magreis
tra torrenti barbarici
camminano dove la gramigna
brucia come intrichi di ferro.

Sui muri massicci del Veliki Krib
s’ammucchiano gli ossami dei vostri parenti,
dopo i pini rosa della Sava
sotto coltri ucraine mai camomilla
dormono i giovani sposi.

Sui magreis dove i fogliami
sventolano l’arresa,
le mammelle delle giornaliere
come dolci campane scure
dondano fuori sottane ai lampi delle lame
«Pane, – falciano caparbie,
– dateci oggi pane».



da Sette poesie e otto disegni
in Giancarlo Majorino, a cura di, Poesie e realtà ’45-’75, Secondo Volume, Savelli Ed., 1977

Gloria

Dimmi, devo cercare il successo
con mezzi tetri, o devo
scrivere soltanto di me e te,
come siamo, oscuri buoni,
convenzionali?
Sarei della tua fortuna,
ma di noi, così come siamo vissuti,
certo è più vero.
Di che puoi parlare,
se non di noi?
Siamo mediocri, siamo dimenticati,
nelle nostre povere cose.
Parlerò dei malanni, del vero,
così siamo stati, io e te,
due buoni ragazzi,
e basta.

(1950)




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