Da “Il millennio che muore” di Sebastiano Vassalli

Ph.: da Giovanni Tesio – Sebastiano Vassalli, Un nulla pieno di storie, Interlinea, 2022, dettaglio di copertina




– il libro comincia con due pagine bianche tutti i libri cominciano con due pagine bianche

– nella terza pagina c’è il nome dell’autore il titolo grande IL MILLENNIO CHE MUORE il nome dell’editore col marchio

– il libro vive ravvolto su se stesso di questi piccoli particolari di cui si nutre grossolanamente li succhia

– intorno al libro c’è il nulla cioè le cose prive di forma e di sostanza le cose statiche o semoventi le cose utili o inutili

comunque non rapportabili nelle parole non evocabili non conoscibili innominabili dunque

– dentro il libro cioè nel suo interno raccolte ci sono le parole disposte in ordine vario grandezza incisività forma

tutte le parole in armoniosa mescolanza in scorrevole sequenza il algebrica discendenza in caotica profusione in mattanza

– pianeti di parole universi comete incandescenti soli nebulose e costellazioni frammentazioni e galassie

[…]

– e ancora altre parole ci sono nel libro universi comete incandescenti soli nebulose e costellazioni frammentazioni e galassie

– parole che esistono e parole che più non esistono, parole che designano e parole che non designano, parole mobili e immobili

– parole che già sono state dette e parole che non sono mai state dette, parole di varie forme e grandezze

– il libro è tutte queste cose e altre ancora, un universo di parole ed è un punto al centro di un universo

perché a sua volta il libro è una parola composta da miliardi di parole, cioè in pratica

di tutte le parole meno una, la parola IO, neppure tollerabile come prefisso o suffisso

– questo dunque è l’inizio del libro, di un libro che è unico e in sé concluso, raccolto

– di un libro che non tollera né prefazioni né dediche

– ogni altro tentativo di libro deve intendersi quindi come fallito sul nascere

– nel mondo fuori dal libro c’è il vuoto cosmico, il nulla con le apparenze, i fantasmi, le apparizioni tangibili

dell’unica parola che non fa parte del libro, cioè del prefisso IO, o del suffisso IO, quindi

al di fuori del libro c’è il mondo privo di forma e sostanza inconoscibile innominabile nullo

in cui circolano le larve dei non libri cioè degli oggetti in cui le parole si annullano con i prefissi o i suffissi

– quello al di fuori dal libro è l’universo dei sogni, un universo irreale, di MORTE

– all’interno del libro nulla propriamente nasce così come nulla mai muore, tutto prosegue evolvendosi

per successive trasformazioni impercettibili o rapide, ogni parola è una sintesi

– so che nessuno è mai morto perché mai nessuno è vissuto, ma vedo ora finalmente la morte

[…]

– e vedo nugoli di parole intere parti del libro inconsapevolmente cantare un canto spiegato di morte

– e saluto la morte che arriva nell’ascensore, nell’aeroplano, sull’autobus

– saluto la morte in minigonna con il sorriso più limpido, la morte che tende il pugno, che parla,

che canta in maniera volgare, che volgarmente balla o volgarmente ride, saluto la morte che vive

nel pullulare di larve che la corruzione del libro ormai manifestandosi in atto comporta

– e finalmente mi accorgo di non essere solo, che non avrei potuto mai essere solo, che molte parole nel libro

cominciano o terminano con l’IO prefisso o suffisso, mi accorgo della morte così come mi accorgo

della mia morte, ma anche vedo il libro che è ancora solido, enorme, compatto

nella sua massa sterminata fi parole e di numeri, ho capito che il libro

non ha ancora coscienza della propria morte e mai potrà averla, che ancora pensa possibile

venire a patti con l’IO, assorbire la parola morte come parola, annoverarla in catalogo


da Sebastiano Vassalli, Il millennio che muore, Einaudi, 1972
in Poesia degli anni settanta, a cura di Antonio Porta, Feltrinelli, 1979, pag. 231





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