su La voce e i gerani (1) e Tornando da Tamtattouche (2)
pubblicata su Poiein.it, Febbraio 2006
- in Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2025 come Fabrice, lo voce ed i gerani
- idem, come Arenes, tornando da Tamtattouche
Fabrice, la voce ed i gerani Percorro le navate laterali tu sei nascosta dietro la colonna come un gioco d’eclissi, di luce prosciugata la nostra carne invecchia come il legno del portale in Place Favier e il pensiero si adegua all’apparenze La mia voce è spirito o materia? chiedi ingenuamente nel silenzio che si incide tra il dialogo dei merli anche i gerani unendo il rosso e il verde hanno compreso tutto di questa opposizione conciliabile in te come nell’acqua che nel vortice mischia lo zampillio di neve sciolta e l’onda senza inizio del mare, e senza fine. | Arenes, tornando da Tamtattouche Camminava su un sentiero di pietre Arenes alla luna luna ella stessa di una luna-sole circolare ipostasi d’azzurro non servivano fuochi a rischiararne i denti nella notte e gli occhi palco d’amore, d’amore ogni dettaglio della scena, il prologo, le quattro parti svestiva il corpo dalla jallaba il passo leggero come l’ibis e l’anima dal corpo denudata di più luce illuminava. |
Poesie che si caratterizzano per una situazione contemplativa, dove i tratti del reale sfumano nell’onirico. Così la figura femminile che come un gioco d’eclissi passa camminando lungo un colonnato, o la donna marocchina che cammina nella notte.
Alcuni tratti di queste due figure femminili si accendono nella percezione del poeta (la voce, i denti, gli occhi) e l’ambiente inanimato che sta intorno alle due figure (la luce, un portale di legno, i gerani, i merli di un edificio, la notte, il fuoco, ecc.) si anima e confluisce in questo gioco immaginario, come per mettere la figura al centro, come per farsi contorno in funzione espressiva della figura evocata.
Il gioco quindi passa dalla figura allo sfondo in un rimando simbolico, fino a confluire nell’archetipo e nel significante (il mare, la luce) che riassume in modo catartico il passaggio dalla realtà alla visione.
Ma chi è questa figura del femminile che Rienzi intende evocare? Una persona in carne ed ossa? Forse sì, ma non solo. Questo movimento dal reale al fantastico sottende anche un movimento dall’esterno all’interno, dalla verità dei sensi alla verità dello spirito. E dunque, perché non la poesia stessa?
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