“Le anime in piazza”, l’opera omnia di Angela Donna

Nata a Castellamonte, vive a Torino. Laureata in Materie letterarie d’Indirizzo artistico alla Facoltà di Magistero dell’Università di Torino, insegnante di scuola primaria, in seguito, formatrice didattica museale dei beni culturali. Da oltre quarant’anni si occupa di poesia, in particolare di produzione femminile. Dal 2016 è vicepresidente dell’Associazione Culturale Due Fiumi di Torino.
Ha pubblicato in versi e in prosa una dozzina di opere, dall’esordio con La malarecchia della biribana (L’inquietudine di una birbante), Genesi, 1991 fino al più recente Così in cielo così in terra. Poesie e disegni per piccoli lettori curiosi di incontrare la natura, Edizioni Il Rio, 2021.
Ora lo storico editore torinese Genesi ha allestito e pubblicato nella Collana Autori Moderni, (CAM) specializzata in magna opera ha dato alle stampe un prezioso volume dell’intera opera poetica di Angela Donna, corredata da un ampio Autoritratto d’Autore con galleria fotografica, nel quale la poetessa racconta di sé e del suo viaggio biografico poetico.
È rilevante precisare che nella nota introduttiva Su una ricapitolazione in versi, Angela Donna informa quanto risulterà poi evidente nelle successive oltre 300 pagine di versi, ovvero che l’ordine è del tutto nuovo e voluto, non cronologico, ma organizzato per grandi filoni tematici. In pratica si vengono a costituire, lungo un percorso coerente e strutturato, undici “sezioni” tematiche, che favoriscono non poco il percorso di lettura e testimoniano l’estensione delle occasioni poetiche.
In questo articolo, ho inteso, nel seguente florilegio, rappresentare ogni sezione quantomeno con una poesia . Da alcune di esse ho selezionato più testi. A una sezione in particolare, Ricerca di senso, va la mia personale preferenza, ritrovandovi un maggior concentrazione di testi che mi sono apparsi di particolare interesse e di più ampio respiro.


Principio

Ultima

non inseguivi mai
una schiera di puntini rosa e verdi
lungo il muro della stanza?
Stesa sul cuscino a guardare la parete.
E quei pomeriggi in cui ci si lavava
nel catino di smalto,
vestiti da sepoltura,
sul tappeto a lato del letto
nella stanza di mattoni rossi.

E polvere rossa nella fascia di sole rotta dalla nostra mano.
Uscire, tra la tenda, sul balcone
così alto



Dei gatti ed altro

Berenice

in campo bianco
due stelle azzurre
due mandorle dolci
due mezzelune snelle
che sorridono
sopra i baffi



De amore

L’amore quotidiano
4.

sento la tua fragilità e tu la mia
noi le accettiamo o ci ridiamo su.
La vita ci ha insegnato in tanti anni
che, ben oltre teologali e spirituali
l’umorismo è la massima virtù



Eros

Coniuctio solis et lunæ

i moti del desiderio
s’arrossano in vampa
quando docilmente
mi pieghi
a deporre l’amore
sulle tue carni tese
e mi preghi
d’eteroclite cose



Disincanto

mi accorgo

la mia anima
come un topo
rosicchia brandelli
di pseudo amore


sagrin d’amur

non tengo balsamo o pomata,
impiastro d’arbi o certo cataplasma,
rimedio alcuno oppur medicamenta
per la ferita aperta dallo strappo
su quel progetto mio d’amore in due.

Né tengo mago guaritore o santo
Cerusico sapiente anche o dottore,
strega stregone o astrologo veggente.
Per quel dolore, no, non tengo niente



Tradimento

Scena 6 atto II

l’atto misfatto è stato fatto.
Nell’orto della noncuranza
il Giuda m’ha tradita
senza manco impiccarsi
rinnegando, ad oltranza,
il valore della catarsi



Preghiere

Come l’erba

(Salmo 102)

più o meno lenti soffochiamo

mai l’avremmo creduto
un assoluto eterno –
passo solo nostro –
essere nel mondo

sgretola la frana acuta
il buco si fa profondo –
buio il fondo della voragine

i bambini crescono dalla terra in germoglio


Inno

dio entra dentro questo strame
fammi sentire che il mio centro
è altrove da questo vano amore umano
che dell’amore non ha che le sembianze
pallide vesti del nulla e dell’assurdo



De civitate

gabbiano di città

gabbiano di città
lontano dal mare
ricordi le tue origini di là?
Qui sui camini incocci
corvi e colombi bigi
e impermalito
sgraziati versi
versi verso il cielo.
Teneri passerotti
ti guardano e non osano
importunarti


serie mercati

la brava gente
(sul mento una sciarpa di lana)
ha le braccia più lunghe
quando porta borse
piene di arance.

E ti guarda negli occhi
dietro piccoli occhiali
con le lenti un po’ sporche



Gli altri

Del prossimo tuo

da gesti
posso scomporre vite – d’altri-
ritmiche di moto o d’astinenza.
– Altri – le mie di me
Movenze impercettibili



Ricerca di senso

del sommo bene

con lievi mani
e con lieve cuore
quella nostra ricerca quieta
del sommo bene/
di quelle replicare tra gli umani
il moto assoluto e compiuto
della cosmogonia degli astri
in equilibrio sottile e pervicace/
di quello sforzo d’armonia
per un destino di pace
anche nei toni dissonanti
del nostro pigolio
d’anime singolari
rotte ad ogni scandalo


lo schermo sommerso

sovente mi viene in mente
la morte

scola la lunghezza degli ultimi giorni
nuovi e uguali
fluisce alla foce originaria matrice
dove ci potremo placare larghi come lago
in quiete
inquiete preghiere
laiche poesie si accatastano a bruciare incenso
d’inesorabili domande mai risolte
raccolte le voci d’un turbinio
di richiami nello spazio vuoto
del nostro personale universo


sul concetto di profondo

violenta è questa notte che avanza
con toni di nero e di luce.

La melma spiovente
sul fiume d’acqua
è impercepibile apparenza di moto
nelle increspature del vento.

Oltre
diffuso chiarore giallo:
visibilmente giorno del giudizio
e nascita del mondo



Dedicate a…

a una figlia

alla bambina Gretel
della fiaba con Hansel
che sa giocare
al suono della pioggia.

Due occhi blu
tre lentiggini
e due denti, poi,
“like a little rabbit”.

Sei bella come il Sole,
come un sorriso
di mela rossa

da le nuvole di Amherst
10 poesie per Emily Dickinson

Presagio

è il tuo Regno
di bulbi e di rose
di pipe d’indiani
d’elicrisi – eliotropi
e narcisi odorosi
di margherite e di viole
mughetti profondi e muscosi
un’Estasi di serra qui
per l’Altrove

«[…] C’è, in Angela Donna, un’anima a doppia dimensione, che le deriva dalla Città di origine, e che in letteratura si chiama, fin dai tempi di Dante Alighieri, lo stile basso giustapposto senza alcuna contraddizione, ma anzi in naturale continuità, con lo stile alto. Lo stile basso, come Dante insegna, è quello dell’Inferno, totalmente ispirato dalla realtà peccaminosa e contraddittoria del quotidiano, così contaminata dagli appetiti umani che si mescolano in un “meticciato” indistinguibile di passioni e di pulsioni sia nobili sia plebee, sia virtuose sia depravate, ma che costituiscono la scena del mondo reale in cui l’umanità trascorre la vita biologica. È questa la scena che si svolge nella partecipazione pubblica ai destini comuni dell’umanità. Tale scena è totalmente sopravanzata dal cosiddetto stile alto – è quello del Paradiso – che rappresenta, invece, una realtà altrettanto concreta, ma del tutto raffinata e selezionata, perché basata sull’immaginazione creativa di un mondo alternativo ideato dall’umanità in un sogno di categorie perfette e virtuose, da cui sono espunti il male, il vizio, il peccato, la depravazione e le altre articolazioni in negativo ispirate da azioni demoniache. È questa la scena del mondo immaginario, che nella sua formulazione filosofica più semplice consiste nella visione utopica di una realtà teoricamente perfettibile, mentre nella sua ideazione più astratta conduce a una rivelazione divina dell’Assoluto che richiede un atto di fede per essere assecondata e compresa.» (da Il dono di Angela tra partecipazione e immaginazione, di Sandro Gros Pietroleggi altro )

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della stessa Autrice leggi anche, nel blog:
da “Salmi della notte”, di Angela Donna

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