Angelo Andreotti (1960-2023): piccola antologia



da A tempo e luogo, (Manni, 2016)

III

Noi non sappiamo se il mondo sia nostra dimora
o uno straniero inquieto che abbiamo ospitato,
così dalla soglia ci illudiamo di distinguere
il dentro dal fuori, mentre tutto è in ogni luogo.

Il passo che calcammo, e l’orma che lasciammo,
sono un tutt’uno con il sentiero da percorrere
che solo il tempo in sé stesso divide e distingue.

Cosa ci tenga distanti dal mondo noi
non lo sappiamo.
Forse quello spazio teso fra parole e cose,
forse il continuo avviarsi di ciò che è in ciò che sarà
e la permanenza di ciò che è stato in ciò che è.

Può darsi anche sia per la nostra fragilità,
quest’incauta indulgenza che ci concediamo
confondendo nel presente l’eterno dall’immortale,

o magari è la vita che trasmuta le sue forme
facendoci chiedere dove stia andando
tutto il tempo che è passato
con tutto ciò che si è preso.

È che in fondo tempo e fiume si assomigliano:
entrambi scorrono
restando
nel punto esatto da cui se ne sono andati.



XI

Io non so se il tempo sia un dio, un essere alato,
l’imperfetta ostinazione di un cronometro,
oppure una menomazione dell’eternità
in bilico tra misericordia e redenzione,

quello che so è di averne un sentimento inafferrabile.

Curvo è il tempo, e curva è la vita,
in apparenza nascosti l’uno dentro l’altra,
entrambi intenti a unire fine e principio
senza che fine e principio giungano a toccarsi.

Noi, stretti tra le spire di questa via perenne,
in fondo nulla chiediamo
e nulla vogliamo
se non quel po’ di spazio tra vita e tempo
che ci consenta di schivare il dolore
della mancanza, dell’assenza, del provvisorio.

Ma il dolore è il prezzo pagato agli dei
che non sanno,
se non da noi,
la gioiosa esultanza di ogni inizio
e la sconcertante ignoranza del dopo
che sbreccia i recinti del possibile.


da L’attenzione (puntoacapo, 2019)

Dormiveglia

Come in acqua a fior di labbra,
nel dormiveglia che tiene scomposto
ancora un poco il giorno, in un tempo
ancora senza un verso da indicare,

tu ondeggi sull’orlo dell’uscio

né dentro né fuori: altrove;

e qui, con la stessa sapienza
di una mano che sceglie nel cesto
il frutto più succoso, il più dolce,
tu senti il senso del mondo arrivare,

ma non sei tu la mano

tu sei il frutto.



La differenza

Benché di sera la rosa si oscuri
resta il profumo a sillabarne i petali,
l’aria a sorreggerne il peso, a scioglierlo
con agili dita nel buio.
Il giardino pian piano si amalgama
sotto la luna la sua pelle scivola.

A questa notte a te indifferente
di’ il tuo nome, scandiscine le sillabe
nel fuoco della rosa, che una per una
sia rintocco nel cielo deserto.


da Tra parola e mondo (Manni, 2021)

VII
 
Con breve inclinazione l’ombra scivola,
poi si nasconde volgendosi al muro
dove trascrive l’impronta di un albero
che con pazienza sorseggia la luce.
 
Sarà per l’aria abbondante di gialli
e di profumi aggallati che stendo
la mia ombra sulla terra e mi ci sdraio
 
e ti guardo, mio mondo,
con la sete di quell’albero.


IX
 
Ora che questa è la realtà, e minima
la differenza tra il sonno e la veglia,
nell’aperto del tuo sguardo, dritto
a un cuore che si tiene nascosto,
tu allunghi le tue dita
e sfiori la vena recisa
con quel po’ di dolcezza a sbriciolare
il duro del mondo. La vita
s’impasta con questa farina.



da Pietre di passo (puntoacapo, 2023)

*
Non tutto ciò che è in chiaro è sicuro.

Ciò che è in piena luce talvolta
nasconde un’insidia imprevista

passi sguscianti su pietre divelte
o su ciottoli ben levigati
che piacciono all’occhio, disonesti

come parole mendaci che mostrano
una cosa per nasconderne un’altra.




Qui il passo è ciò che la pietra nasconde
insegnandomi lunghezza e potenza.

Al piede non è data alternativa.
Scivolare o mancare è nei fatti.

Gli errori a volte consegnano all’aria
solchi di angoscia che l’aria conserva

tracciando segni a memoria del prossimo
che il prossimo ignora o trascura.



*

Volevo dirti che nulla è rimasto
del nostro sentiero nei boschi.

Tolti gli alberi e tutta una radura
e più alcuna via è da seguire.

Nessun grido ha scalfito o il silenzio
soltanto un cupo fruscio e qualche fuga
scalpitante e svolazzante,
poi, forse
qualcosa come da un profondo regno
improvvisamente operoso
come il cieco lavorio dei lombrichi,
la loro silenziosa abnegazione
di cui nulla sappiamo
o troppo poco da poterne parlare,
o poterne dire il senso
o tutto il male
che continuiamo a fare.



*

Non affidare alle parole
ciò che le parole non sanno, ancora
altri linguaggi dovrai distinguere,
imparare, ricordare.
Le parole, quelle giuste,
vengono dopo l’ascolto dei mondi
di tutti i mondi abitanti terrestri.




Le pietre di passo cadono dai monti
o affiorano dallo scavo dell’acqua.
Il caso o un fortuito destino
le dispone a misura di gamba.

Talvolta né l’acqua né i monti
né il caso o il destino
allinea le pietre a misura
ma qualcuno che ha scelto
– fra tante – le pietre migliori
che accolgano il piede, a giusta
distanza e altezza, piatte e ben salde,
che sia per tutti ponte e non azzardo
.


Angelo Andreotti (1960-2023) ha vissuto a Ferrara, dove ha diretto a lungo i Musei d’Arte Antica e Storico Scientifici, e successivamente le Biblioteche e gli Archivi del Comune.
Laureato in Filosofia, è stato membro a vario titolo delle riviste “Museoinvita”, “Laboratori critici” e “Avamposto poesia”, nonché del gruppo promotore dell’Accademia del Silenzio e del Consiglio scientifico della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.
Oltre ai numerosi saggi in riviste, cataloghi, collettanee, ha pubblicato: Il maestro dei mesi (Interbook 1987); La soglia dell’inaccessibile. Saggio attorno a Cézanne (Aspasia 1995); Il silenzio non è detto. Frammenti da una poetica (Mimesis 2014); Il nascosto dell’opera. Frammenti sull’eticità dell’arte (Italic Pequod 2018).
Per la poesia ha pubblicato: Porto Palos (Book 2006); La faretra di Zenone (Corbo 2008); Nel verso della vita (Este 2010); Parole come dita (Mobydick 2011); Dell’ombra la luce (L’arcolaio 2014); A tempo e luogo (Manni 2016); L’attenzione (puntoacapo 2019, prefazione di A. Prete); Tra parola e mondo (Manni 2021). Ha inoltre pubblicato la raccolta di racconti Il guardante e il guardato (Book Salad 2015, introduzione di F. Ermini, postfazione di P. Garofalo).

ph.: Angelo Andreotti, da Cronaca Comune – Quotidiano online del Comune di Ferrara, 30-11-2023

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