“Forse un giorno diranno” di Umberto Saba, da “Cose leggere e vaganti” (1920)

Ph.: Stefano Carrai, Saba, Salerno Editrice, 2017 (dettaglio di copertina)

24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio



UMBERTO SABA, FORSE UN GIORNO DIRANNO
(da Cose leggere e vaganti, 1920)



Deliziosa perfidia di Saba… Troviamo ad esempio in questi versi gli ingredienti completi di una ricetta poetica sopraffina, capace di depistarci, di fuorviare la nostra attenzione da ciò che si prepara attraverso il gioco sottile di apparenti mielosità autobiografiche. Sicché la strofa conclusiva, di un unico verso, calerà come un fendente sulla bella Paolina, i cui pregi, confessa il poeta, risiedevano tutti e soltanto nella nicchia predisposta da madre natura al commercio carnale. Una vendetta postuma gustata in anticipo.

Far cattiverie, dir qualche sciocchezza,
nulla al mondo è più bello; quasi Dei
ci si sente. Ora m’odi, o mia dolcezza!

Forse un giorno diranno: «Ma chi era
questa Paolina che le scrisse Saba
versi d’amore?» E penseranno ad una
strana creatura, assai da te diversa
fingendoti e da tutte. E tu leggera
e vagante, che pensi tu che ai vivi
risponderei, se vivo io fossi? «Bella,
molto bella – direi – la Paolina;
ma, per quanto ricordo, poco all’altre
diversa che Trieste fan diletta.

E non aveva che la sua cosetta».


24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio

Proposta di una poesia esemplare per ognuna delle 24 voci poetiche del XX secolo, scelte da Mario Marchisio come rappresentative del secolo, accompagnate da un telegrafico commento. I testi condurranno in un viaggio che parte dai primi anni dal Novecento fino alle soglie del Duemila.
L’antologizzatore si dichiara consapevole che almeno altri cinquanta autori e autrici meriterebbero spazio. Tuttavia questa è solo una scheggia, una esigua scheggia del gran mosaico che risplende alle nostre spalle.

I. Giovanni PASCOLI, La tessitrice, da Canti di Castelvecchio, 1903
II. Gabriele D’ANNUNZIO, Furit aestus, da Alcyone, 1903
III. Guido GOZZANO, L’assenza, da I colloqui, 1911
IV. Clemente REBORA, Lungo di donna un canto si trasfonde, da Frammenti lirici, 1913
V. Umberto SABA, Forse un giorno diranno, da Cose leggere e vaganti, 1920

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