La macchina da cucire. Geometria del dolore. Inediti di Daniele Ricci, con nota di lettura di Camilla Ziglia

Daniele Ricci, Sette testi da La macchina da cucire. Geologia del dolore, inediti (2022-2023)


***
Confuso estraggo dal cielo
lo scarto delle tue parole,

eppure ti amo così distante
e scavata nel viso.

La voce dentro il lago
non ascoltare.

Restare nell’ombra
la gente ride,
non si può calpestare
la linea del vento.

Restare per nessuno
non chiedere dove.

20 luglio 2022



***
Dopo ogni abuso subìto
mi nascondo dietro un muro,
nessuno mi ha insegnato
i nomi dei sentimenti.

C’è un luogo della casa
dove non provo vergogna
dove si sente l’odore di timo.

Guardo le mani vuote
una sola voce non basta,
altre gocce per dormire.

Sera dopo sera
la tua violenza
si sottrae ai pensieri.

Il tuo volto calmo
mi abbraccia
con più dolore
prima di uscire.

23-24 luglio 2022



***
È quasi sera
e tu non ci sei.
Per giorni non ho scritto niente.
Anche la tua ferita
è un silenzio vicino
un fiore senz’ombra
per quella sola parola
di segnali.
Ho cercato a lungo un rifugio,
per la mia resa
le cose mutano.
Prende forma un’adolescenza altra
i miei anni muti
l’altro più dolente amore.

13 agosto 2022



***
È domenica mattina
e sei sincero,
sei mio nemico.
Ti nascondi in un buco
e i tuoi soldi non mi interessano.

Gli oggetti non hanno peso
le serrande sono chiuse
i libri di scuola e i quaderni
sono ancora sul tavolo.
Non so ridere, pettino il silenzio.

Nella stanza sento ancora
l’odore di mia madre
l’immagine del mondo.

Se ci fosse vento stamattina
non sarebbe così male…

21 luglio 2022



***
Lo lanciò in alto
come un pallone,
rimase impigliato
sul filo spinato
lontano dal sogno della madre

i cani lupo
un bottone staccato dalla giacca
divorano la traccia
dove si posano le mani.

16 giugno 2023



***
Non senti quel verso
dell’ultimo fiato
la pioggia nella tua bocca
l’asola dove passa la nostra vita
lo spillo che traversa due stoffe
il filo del vento
sottratto ai pensieri
con la sola lotta
che simula l’amore.

Vorrei restare qui
a scrivere all’aperto,
qui tra gli alberi,
la prima parola
dopo la fine

6 gennaio 2023



***
Cade la sera
del terzo giorno dell’anno
il mio nome è qui
in un mastello
di foglie secche
una circonferenza
di luce dai lampioni
disegnata sulla strada.

Ti hanno trovato morto
due giorni dopo
riverso sulle scale
di casa tua.
Eppure nella prima foto
di classe a colori
– era l’ultimo giorno
delle elementari –
eri lì accanto a me
sulle scale della scuola
e sorridevi.

Tornerai nel cortile
della partita eterna
a lasciarti attraversare dal vento
mi passerai la palla
e riderai ancora di me
che non sapevo gridare
il tuo nome.

5 gennaio 2023



Nota di lettura di Camilla Ziglia
La macchina da cucire di Daniele Ricci è una raccolta ancora inedita, ma già pienamente strutturata, che copre, attraverso sessantaquattro composizioni, molti contesti e fatti di origine violenta (fisica, verbale, psicologica o somatica, auto o eteroinflitta), “sommovimenti esterni, contemporanei o già storici” (dalla sinossi) e genera l’attesa di espliciti richiami a episodi di cronaca più o meno recente. In realtà però Ricci tratta i contenuti con accortezza letteraria e non li riduce a mera narrazione, ma ottiene effetti di spiazzamento che lo preservano lontano dalla rievocazione, dalla retorica giudicante e accusatoria o moraleggiante. Ha trovato un modo sottile di dire e non dire, molto coinvolgente e sfidante: la realtà degli eventi è in principio nebulosa, poi a mano a mano distillata, come gli indizi in un libro giallo. Il dubbio accompagna la lettura nella ricostruzione razionale e talvolta non trova preciso scioglimento fino in fondo. Questo non è un banale gioco di suspense, ma è un criterio di gestione del contenuto altamente funzionale: permette al sentimento e alla percezione del sentimento di emergere al di sopra della contingenza. Protagoniste le vittime sì, ma senza banalità: più persone dolenti che vittime; e ben intesa la conseguenza: la violenza non è mai personaggio principale. Il modello di pensiero è la tragedia greca che nelle più efferate atrocità relega le scene di sangue allo spazio “dietro le quinte” e riserva il palcoscenico al dialogo, al canto, dove si avvolgono i nodi della trama e dove si sviluppa la coscienza interpretativa del gesto. Questa coscienza (che approdi laica o religiosa nel lettore in base alla sua sensibilità) emerge nel momento di più alta finalità dell’opera, che rimane edificante senza concessioni al macabro, al pulp o al pietismo. Per questo mantiene un primario intento civile.
Gestione narratologica originale del materiale quindi, accennata in allusioni e non marcata nel dettato lirico, sostenuta da una composizione sorvegliata nelle concessioni e nelle ellissi, in dispiegamento per nuclei di senso spesso identificabili nella partizione strofica.
Ricci rivela la capacità di mostrare il dentro da fuori, lo stato d’animo e i moti psichici non vengono raccontati né spiegati, ma letterariamente condotti al lettore secondo due modalità artisticamente storicizzate in vena quasi antitetica e qui sovrapposte per contaminazione: in maniera realistica attraverso una selezione mirata delle azioni dei personaggi; in maniera simbolica attraverso oggetti (il buco, l’asola e lo spillo -in relazione al titolo-) o nell’evocazione dei sensi (l’odore di timo).

Daniele Ricci è nato nel 1967 a Fano (PU) dove è tornato a vivere da dieci anni e insegna al Liceo classico. Nel 1998 ha pubblicato la raccolta di versi Lontananze (Montedit), con postfazione di Giuseppe Bomprezzi (Montedit). Sue poesie sono comparse in varie antologie e riviste letterarie. All’inizio di ottobre è stata pubblicata dalla casa editrice Dialoghi Edizioni una silloge di vecchie poesie, scritte tra il 1998 e il 2005, dal titolo Il filo del vento, con nota introduttiva di Andrea Angelucci. Nel 2024, a marzo, è uscita per Bertoni Editore una nuova edizione riveduta e ampliata di Lontananze, con nota introduttiva di Gianni Iasimone. All’inizio del prossimo anno potrebbe uscire la sua nuova raccolta: La macchina da cucire. Geologia del dolore (prima classificata per la cat. “Silloge inedita” del “Premio Switzerland Literary Prize 2023” e segnalata al “37° Premio Lorenzo Montano 2023”).


Immagine: fotografia di Alfredo Rienzi

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