“L’isola” di Giuseppe Ungaretti, da “Sentimento del Tempo” (1933)

Ph.: Giuseppe Ungaretti, Opere, I Meridiani Mondadori, 2000 (dettaglio di copertina)

24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio



GIUSEPPE UNGARETTI, L’ISOLA
(da Sentimento del Tempo, 1933)

Alla vertiginosa sintesi prosodica de L’Allegria fa eco il metaforismo post-simbolista di Sentimento del Tempo. Questo secondo, grande libro ungarettiano regge sulle proprie spalle, nel bene e nel male, tutto ciò che chiamiamo Ermetismo, anticipandone modi e forme. Ottimi poeti, come Mario Luzi, si sarebbero infatti abbeverati alla “leonardesca” magia di quelle pagine, mentre schiere di mediocri imitatori, assumendo ridicole posture oracolari, avrebbero tentato invano, per anni e anni, di dissimulare la propria insignificanza.

A una proda ove sera era perenne
Di anziane selve assorte, scese,
E s’inoltrò
E lo richiamò rumore di penne
Ch’erasi sciolto dallo stridulo
Batticuore dell’acqua torrida,
E una larva (languiva
E rifioriva) vide;
Ritornato a salire vide
Ch’era una ninfa e dormiva
Ritta abbracciata ad un olmo.

In sé da simulacro a fiamma vera
Errando, giunse a un prato ove
L’ombra negli occhi s’addensava
Delle vergini come
Sera appié degli ulivi;
Distillavano i rami
Una pioggia pigra di dardi,
Qua pecore s’erano appisolate
Sotto il liscio tepore,
Altre brucavano
La coltre luminosa;
Le mani del pastore erano un vetro
Levigato da fioca febbre.


24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio

Proposta di una poesia esemplare per ognuna delle 24 voci poetiche del XX secolo, scelte da Mario Marchisio come rappresentative del secolo, accompagnate da un telegrafico commento. I testi condurranno in un viaggio che parte dai primi anni dal Novecento fino alle soglie del Duemila.
L’antologizzatore si dichiara consapevole che almeno altri cinquanta autori e autrici meriterebbero spazio. Tuttavia questa è solo una scheggia, una esigua scheggia del gran mosaico che risplende alle nostre spalle.

I. Giovanni PASCOLI, La tessitrice, da Canti di Castelvecchio, 1903
II. Gabriele D’ANNUNZIO, Furit aestus, da Alcyone, 1903
III. Guido GOZZANO, L’assenza, da I colloqui, 1911
IV. Clemente REBORA, Lungo di donna un canto si trasfonde, da Frammenti lirici, 1913
V. Umberto SABA, Forse un giorno diranno, da Cose leggere e vaganti, 1920
VI. Eugenio MONTALE, Portami il girasole ch’io lo trapianti, da Ossi di seppia, 1925
VII. Giuseppe UNGARETTI, L’isola, da Sentimento del tempo, 1933

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