“Piccolo circo” di Angelo Maria Ripellino, da “Non un giorno ma adesso” (1960)

24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio



ANGELO MARIA RIPELLINO, PICCOLO CIRCO
(da “Non un giorno ma adesso, 1960)

L’euforia è talvolta solo un lucente coperchio sotto cui ribolle una noia immedicabile, un abissale tedium vitae, sebbene ammantato di coriandoli e stelle filanti. C’è però un luogo dove l’entusiasmo, per sua natura contagioso, ricopre a tinte forti il pathos, dove tra risate e paure piacevoli, poiché procurate ad arte, in un’atmosfera d’incantato stupore si trasfigura ogni angoscia in spettacolo. Un luogo dove la sostanza tragicomica della vita fa capolino con energia e freschezza altrove ignote, con la paradossale, buffa serietà di un clown. Questa poesia è stata la pietra angolare del bizzarro épos ripelliniano.


Pendeva al trapezio: e osannanti formiche 
battevan laggiù le manine nel rombo del jazz, 
e la luce rovente con un mannello di spighe 
avvolgeva la pendula testa di pezza. 

La luce sbiancava, cavallo spaurito, 
balzando con raggi gommosi nella pista, 
quand’egli s’infilava a capofitto 
negli anelli dell’aria, evitando ogni svista. 

E frattanto un pagliaccio dal verde tubino 
con barche-­scarpacce ed occhietti di scricciolo, 
spiumava burle sul tremante cinema,
in cui volteggiano i mimi, gli augusti, i rossicci.

E scrosci di risa buttando sul ghiaccio del rischio,
così roteava la dilettosa giostra:
sui circoletti e sui triangoli di Kandinskij
nasceva l’emblema della vita nostra.

24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio

Proposta di una poesia esemplare per ognuna delle 24 voci poetiche del XX secolo, scelte da Mario Marchisio come rappresentative del secolo, accompagnate da un telegrafico commento. I testi condurranno in un viaggio che parte dai primi anni dal Novecento fino alle soglie del Duemila.
L’antologizzatore si dichiara consapevole che almeno altri cinquanta autori e autrici meriterebbero spazio. Tuttavia questa è solo una scheggia, una esigua scheggia del gran mosaico che risplende alle nostre spalle.

I. Giovanni PASCOLI, La tessitrice, da Canti di Castelvecchio, 1903
II. Gabriele D’ANNUNZIO, Furit aestus, da Alcyone, 1903
III. Guido GOZZANO, L’assenza, da I colloqui, 1911
IV. Clemente REBORA, Lungo di donna un canto si trasfonde, da Frammenti lirici, 1913
V. Umberto SABA, Forse un giorno diranno, da Cose leggere e vaganti, 1920
VI. Eugenio MONTALE, Portami il girasole ch’io lo trapianti, da Ossi di seppia, 1925
VII. Giuseppe UNGARETTI, L’isola, da Sentimento del tempo, 1933
VIII. Dino CAMPANA, Donna genovese, da Inediti, ediz. postuma, 1942
IX. Vincenzo CARDARELLI, Gabbiani, da Poesie, 1942
X. Diego VALERI, Albero, da Terzo tempo, 1950
XI. Mario LUZI, Marina, da Primizie del deserto, 1952
XII. Giorgio CAPRONI, Il carro di vetro, da Il seme del piangere, 1959
XIII. Angelo Maria RIPELLINO, Piccolo circo, da Non un giorno ma adesso, 1960

Ph.: da Poesia, Crocetti, Anno XX, n. 219, Settembre 2007, dettaglio di copertina

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