“Le sei del mattino” di Vittorio Sereni, da “Gli strumenti umani” (1965)

24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio



VITTORIO SERENI, LE SEI DEL MATTINO
(da “Gli strumenti umani, 1965)

Uno degli endecasillabi più belli del Novecento coincide con l’abbrivio di questa pagina fondamentale de Gli strumenti umani, capolavoro del poeta di Luino. La morte ha appena ghermito colui che parla in questi versi e che si osserva dal di fuori, rientrando a casa («la casa visitata dalla mia fresca morte») senza rendersi conto di essere già lì, defunto a sua insaputa… Ed ecco il riaccendersi della vita tutt’intorno, la città rianimarsi, l’Irreparabile diventare sostanza dell’imminente oblio.



Tutto, si sa, la morte dissigilla.
E infatti, tornavo,
malchiusa era la porta
appena accostato il battente.
E spento infatti ero da poco,
disfatto in poche ore.
Ma quello vidi che certo
non vedono i defunti:
la casa visitata dalla mia fresca morte,
solo un poco smarrita
calda ancora di me che più non ero,
spezzata la sbarra
inane del chiavistello
e grande un’aria e popolosa attorno
a me piccino nella morte,
i corsi l’uno dopo l’altro desti
di Milano dentro tutto quel vento.

24 poesie, ovvero il XX Secolo
secondo Mario Marchisio

Proposta di una poesia esemplare per ognuna delle 24 voci poetiche del XX secolo, scelte da Mario Marchisio come rappresentative del secolo, accompagnate da un telegrafico commento. I testi condurranno in un viaggio che parte dai primi anni dal Novecento fino alle soglie del Duemila.
L’antologizzatore si dichiara consapevole che almeno altri cinquanta autori e autrici meriterebbero spazio. Tuttavia questa è solo una scheggia, una esigua scheggia del gran mosaico che risplende alle nostre spalle.

I. Giovanni PASCOLI, La tessitrice, da Canti di Castelvecchio, 1903
II. Gabriele D’ANNUNZIO, Furit aestus, da Alcyone, 1903
III. Guido GOZZANO, L’assenza, da I colloqui, 1911
IV. Clemente REBORA, Lungo di donna un canto si trasfonde, da Frammenti lirici, 1913
V. Umberto SABA, Forse un giorno diranno, da Cose leggere e vaganti, 1920
VI. Eugenio MONTALE, Portami il girasole ch’io lo trapianti, da Ossi di seppia, 1925
VII. Giuseppe UNGARETTI, L’isola, da Sentimento del tempo, 1933
VIII. Cesare PAVESE, Donne appassionate, da Lavorare stanca, 1936
IX. Alfonso GATTO, Sere di Versilia, da Arie e ricordi, 1941
X. Dino CAMPANA, Donna genovese, da Inediti, ediz. postuma, 1942
XI. Vincenzo CARDARELLI, Gabbiani, da Poesie, 1942
XII. Diego VALERI, Albero, da Terzo tempo, 1950
XIII. Mario LUZI, Marina, da Primizie del deserto, 1952
XIV. Giorgio CAPRONI, Il carro di vetro, da Il seme del piangere, 1959
XV. Angelo Maria RIPELLINO, Piccolo circo, da Non un giorno ma adesso, 1960
XVI. Vittorio SERENI, Le sei del mattino, da Gli strumenti umani, 1965

Ph.: Vittorio Sereni, Poesie, I Meridiani, Mondadori, 1994 (dettaglio di copertina)

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