Tre poesie di Augusto Blotto

Augusto Blotto,  nato nel 1933 a Torino, è ivi recentemente mancato, il 29 maggio 2024.
E’ stato forse il più prolifico poeta italiano, autore di una sterminata serie di volumi di poesia: “59 volumi di cui 22 editi e 4 attualmente disponibili in rete” precisa la quarta di I mattini partiviPoesie per un angolo di pianura 1951-2012, Nino Aragno Ed., 2013. Le biografie riferiscono dell’esordio con Magnanimità (1951),  Schwarz 1958 e che tra il 1957 ed il 1968 pubblica con Rebellato ben 17 volumi di poesie. Dopo il citato I mattivi partivi, Blotto ha pubblicato ancora In Francia e Autunno, Ed. Coup d’Idée, 2015 e Veramente, quando,  ADV Advertising Company, 2016, Ragioni, a piene mani, per l’ “enfin!” (diaforia Ed., 2021) e disposto sul suo sito (http://www.augustoblotto.it/home.html) una gran parte della sua produzione inedita.

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Il paesaggio d’inverno ha il tuorlo intimo
del sole che coagulato risale
Il toccato d’orina, vispo, sangue
come gli unghioli d’un pulcino dentro,
albuminoso, velato:
                                     la lana
celeste e urtata da scabro di ogni pioppo con foglioline,
divaricato, irto il mare confuso
della campagna asciutta e in tela oscura,
come stendardo, ma spezzettata da rami
e cerati di foglie a triangolo dello stesso tronco
assume quel filetto che le apre struggimenti,
azioni, capire, desolata, titanica, lago
di rete plumbeo e tromba sul molliccio delle asperità
d’alba che sa le cose e tetra è alta e appella,
nella bocca celeste di poco dei fumi a rete bruna
e blanda, scancellata, treni locali
onesti di croste e arancio persistono le corregge
e nelle nebbie da acque in tutta la pianura
breve farraginosi di oro, rosa, azzurro,
cigni, baccelli, raffi, brunito, viola,
rame, chiazze battono le mani
sulle spalle al chiaro e rappreso, frizzante di grigio
a gangli rosa mobili, liquidi, quadrangolo
del saper brusco e bruno cielo (dopo la notte
gelata in Piemonte locale), svegliantesi per ore,
col bruno oro dei fasci che lo attraversano ma poi si spostano
scabro blando




*
                                                            …pianura
s’addice di Fornaci nel cielo nordico
spaventosamente, tiepidissimo, erte
stanno a tubare sopra le cose barbari
rantoli fatti dallo spesso fievoli
come un glaciale a ombra di fiume purpureo
dopo quell’ora, scialbo, sono fornaci
forse abbandonate, trampoli, adeguate
al cumulo di bianco oro inverno,
aironi ma diaframmi, disabitate, torri,
che si assopiscono in un centro di intenso pulcino, venuti
flutti a trascolorare con riverbero blando
in coda tricuspide, convergente: formicola
carta seghettata di cuoio e desiderio,
la zona




*
In base al febbraio ho bisogno di insistere
paonazzo rapito sui convogli apertissimi
di campagna, quando alle stazioni
di pianura si è sbarrati dall’aureo
bruno d’un uscio dopo la mezzanotte e per tutto
nessuno e non si aspetta che verso il vago
rintronare dell’alba il treno nuovo


gennaio 1953

testi da Nell’insieme, nel pacco d’aria, vol. II, inedito
in I mattini partivi, Aragno, 2013, pp. 19, 23, 25

Sullo stesso Autore, leggi anche, nel blog:
“Procedendo a vista, con un po’ di male”, di Augusto Blotto
Due poesie di Augusto Blotto, da “I mattini partivi”
Poeti (di Torino) in 10 righe # 3 – Augusto Blotto, del 18 gennaio 2021


Immagine, da Wikipedia, Di Simone Bazzichi – Shot taken in Viareggio, March 16 2009 during an interview, FAL, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17388651

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